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Desiderare un maschio o una femmina: credenze sbagliate e il loro impatto educativo


Quando si attende un figlio o si inizia a crescere un bambino, molte persone si ritrovano a fare i conti con un desiderio profondo e spesso inconsapevole: preferire un maschio o una femmina.

Questo desiderio può essere accompagnato da aspettative idealizzate e da immagini interiori costruite nel tempo, influenzate dalla cultura, dai modelli familiari e dai messaggi sociali.

Questi preconcetti influenzano profondamente lo sguardo educativo, modellando comportamenti e aspettative. Frasi come “I maschi sono irrequieti, aggressivi, amano solo correre e fare a botte” o “Le femmine sono dolci, calme, più sensibili e meno ribelli” si radicano nel nostro immaginario e, poco alla volta, condizionano la relazione con i figli.


Origine dei preconcetti di genere


Questi stereotipi affondano le radici nella cultura e nei modelli educativi ricevuti, nei media, nelle tradizioni familiari e nei racconti collettivi.


Fin dalla prima infanzia, i bambini osservano mondi divisi per genere: giocattoli, attività e linguaggi educativi che propongono ruoli e comportamenti rigidamente differenziati. Questi modelli consolidano un’idea di maternità e paternità che rischia di essere limitante e non corrispondente alla realtà.


Quando i preconcetti generano la delusione di genere in gravidanza


Le aspettative legate al genere del nascituro si radicano già durante la gravidanza. La futura madre può portare con sé un’immagine precisa di sé come madre di un maschio o di una femmina, costruita attraverso modelli sociali, vissuti personali e fantasie inconsapevoli.

Quando il sesso del bambino non coincide con l’immagine idealizzata, può emergere la delusione di genere: un sentimento di smarrimento, dispiacere o frustrazione, spesso accompagnato da senso di colpa. È importante riconoscere che questa emozione non è legata al bambino in sé, ma alla rottura di un’immagine interiore. La maternità immaginata si scontra con la realtà e richiede un processo di elaborazione e accettazione.


Una riflessione per le mamme


Dopo aver riconosciuto quanto i preconcetti influenzino l’immagine che ci costruiamo come madri, è utile fermarsi a riflettere.


Ti invito a porti alcune domande profonde:


• Cosa rappresenta per me l’idea di avere un figlio maschio o una figlia femmina?

• In che modo la mia educazione e i modelli familiari hanno influenzato queste immagini?

• Perché mi sento diversa nell’immaginarmi madre di un maschio o di una femmina?

• Quali aspettative sto proiettando su questo bambino ancora prima che nasca?

• Cosa cambierebbe in me se iniziassi a guardare il mio bambino come un individuo unico, libero da etichette e ruoli precostituiti?


Prendersi il tempo per rispondere a queste domande può diventare un primo, potente passo per educare senza pregiudizi e permettere al bambino di mostrarsi nella sua autenticità.


Gli effetti inconsci sull’educazione genitoriale


Rivolgersi ai figli attraverso il filtro di questi preconcetti significa limitarne lo sviluppo.

Dire a un bambino maschio che deve essere forte e non piangere lo priva della possibilità di esprimere emozioni e vulnerabilità.

Dire a una bambina che deve essere dolce e contenuta rischia di limitarne l’autonomia e la capacità di affermarsi.

Inoltre, condizionare le scelte scolastiche, sportive o artistiche sulla base del genere chiude possibilità e crea una rigidità che ostacola la scoperta delle vere inclinazioni personali.


La profezia che si auto-avvera


Il fenomeno della profezia che si auto-avvera è stato ampiamente studiato in ambito pedagogico (Rosenthal e Jacobson, 1968). Le aspettative che genitori e adulti significativi proiettano sui bambini influenzano i loro comportamenti futuri. Un bambino al quale viene ripetuto che è distratto o poco attento perché “maschio” finirà per interiorizzare questa definizione e agire di conseguenza. Lo stesso vale per le bambine, che possono sentirsi in dovere di rispondere a modelli di docilità e compiacenza. Questo processo limita lo sviluppo del pensiero critico e dell’autoefficacia.


Il ruolo di educatori e insegnanti


Anche educatori e insegnanti non sono immuni da questi condizionamenti. In classe, capita spesso che ai maschi vengano proposte attività più dinamiche o che si tollerino comportamenti impulsivi come “tipici del loro genere”, mentre alle femmine si richiede maggiore ordine e precisione. Questa disparità, anche se non intenzionale, ha effetti concreti: i bambini percepiscono ruoli prestabiliti e tendono ad adattarvisi. Gli insegnanti possono involontariamente rafforzare questi schemi, influenzando l’autostima, la partecipazione attiva e le ambizioni future.


Effetti sullo sviluppo del bambino


Il rischio più grande è quello di limitare lo sviluppo globale. I bambini, esposti a modelli rigidi, possono soffrire di frustrazione, ansia da prestazione o senso di inadeguatezza quando non riescono a conformarsi a ciò che ci si aspetta da loro. Le bambine potrebbero inibire la loro assertività per paura di sembrare aggressive, mentre i bambini potrebbero reprimere emozioni profonde per timore di apparire deboli. Sul lungo termine, questo può avere conseguenze sul benessere psicologico e sulle relazioni sociali.


Azioni preventive per genitori ed educatori

1. Osservare senza etichettare: Guardare ogni bambino come individuo unico, libero di esprimere le proprie inclinazioni.

2. Evitare frasi stereotipate: Riformulare i messaggi, passando da “sei troppo agitata per essere femmina” a “vedo che hai molta energia: come possiamo canalizzarla?”

3. Proporre esperienze variegate: Offrire a tutti i bambini opportunità che spaziano tra sport, arte, lettura e scienza.

4. Formazione continua per insegnanti ed educatori: Sensibilizzare il personale scolastico all’uso di un linguaggio inclusivo e all’importanza di evitare pregiudizi di genere.

5. Favorire il pensiero critico nei bambini: Insegnare a riconoscere e mettere in discussione i messaggi stereotipati presenti nei media e nella società.

6. Promuovere modelli positivi: Raccontare storie e proporre figure di riferimento che sfidino i ruoli di genere tradizionali.


Conclusione


Sradicare le credenze sbagliate su maschi e femmine è possibile attraverso un’educazione consapevole e riflessiva. Comprendere come queste convinzioni influenzino anche l’attesa di un figlio e possano sfociare nella delusione di genere aiuta a riconoscere quanto il nostro immaginario interiore vada educato e liberato da stereotipi. Genitori, educatori e insegnanti svolgono un ruolo cruciale nel permettere ai bambini di crescere liberi da etichette, favorendo uno sviluppo armonico, autentico e rispettoso delle loro unicità.


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dottoressa veronica aureli

Dott.ssa Veronica Aureli

PhD, pedagogista ed educatrice professionale, specializzata nell’accompagnare genitori, insegnanti e ragazzi nel complesso viaggio della crescita. Sono responsabile del Centro Famiglia, dove offriamo consulenze educative, supporto alla genitorialità, formazione per insegnanti ed educatori e percorsi su misura per bambini e adolescenti.

Ogni giorno aiuto le famiglie a costruire relazioni più forti, a comprendere i bisogni evolutivi dei figli e a sviluppare strumenti concreti per affrontare le sfide educative di oggi, come l’uso consapevole della tecnologia, la gestione emotiva e il ruolo della scuola nel percorso di crescita.

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