Adolescence Netflix: analisi pedagogica e consigli per adulti
- Veronica .
- 21 mar
- Tempo di lettura: 5 min

Adolescence su Netflix: uno specchio potente sulla fragilità degli adolescenti e la responsabilità degli adulti.
Ci sono serie che si guardano e si dimenticano.
E poi ci sono serie come Adolescence su Netflix, che ti restano addosso e continuano a farti riflettere.
La prima cosa che mi ha colpita — e che voglio condividere con voi — è la scelta registica del piano sequenza: ogni episodio è girato come un’unica, lunga ripresa continua. Senza pause. Senza tagli. Una narrazione immersiva, quasi claustrofobica, che ti costringe a restare lì, a osservare senza poter distogliere lo sguardo.Proprio come accade nella realtà quando ci troviamo davanti a situazioni scomode, dolorose, che preferiremmo ignorare ma che, se non affrontate, ci esplodono in mano.
Ma quello che davvero mi ha colpita è quanto questa serie, pur partendo da un fatto di cronaca nera, riesca a parlare a noi adulti, genitori, educatori, insegnanti.
Adolescence ci mette di fronte a domande scomode: quali sono i fattori che davvero influenzano la crescita dei ragazzi? Cosa determina le scelte, a volte drammatiche, che compiono? E dove, come adulti, stiamo fallendo nel nostro ruolo di guide?
I fattori di rischio che non possiamo ignorare
La serie ci mostra, senza sconti, che gli adolescenti non crescono nel vuoto. Sono immersi in sistemi educativi, familiari e sociali che — nel bene e nel male — plasmano la loro visione di sé e del mondo.
Nella scuola rappresentata in Adolescence, troviamo un ambiente freddo, distante, dove l’obiettivo educativo sembra smarrito.
Gli insegnanti utilizzano un tono autoritario, minaccioso, e appaiono ciechi di fronte a episodi di violenza e bullismo, talmente normalizzati da passare quasi inosservati.
Gli stessi poliziotti si chiedono, a un certo punto, se in una scuola del genere sia ancora possibile imparare qualcosa.
Ed è qui che arriva uno dei passaggi più belli e più autentici della serie: una poliziotta racconta come, nella sua vita, sia stata un’insegnante a fare la differenza.Un adulto significativo, può davvero cambiare il destino di un ragazzo.
La distanza tra adulti e adolescenti: un vuoto pericoloso
In tutta la serie si respira questo senso di distanza tra il mondo degli adulti e quello degli adolescenti.
Gli adulti sono spesso osservatori distratti, incapaci di leggere i segnali prima che sia troppo tardi.
E purtroppo è una dinamica che vedo ogni giorno nel mio lavoro: ci si interroga solo dopo, quando la difficoltà è esplosa.
Ma la prevenzione non si improvvisa.
Non possiamo iniziare a chiederci chi sono i nostri figli quando sono già adolescenti.
Il lavoro educativo comincia molto prima, attraverso una relazione autentica, aperta, che si costruisce giorno dopo giorno, sin dall’infanzia.
Analisi pedagogica del ruolo della famiglia in Adolescence : tra buone intenzioni e assenze inconsapevoli nella serie di Netflix
Adolescence ci racconta anche il ruolo — spesso fragile — delle famiglie.
Il padre del protagonista è convinto di essere un buon genitore solo perché non ha ripetuto la violenza subita da bambino.
Ma basta davvero non picchiare i propri figli per essere dei buoni genitori?
La verità è che dietro questa convinzione si nasconde un’assenza educativa profonda: un padre che lavora tutto il giorno, che non riesce a sostenere il figlio nemmeno quando lo vede umiliato sul campo da calcio, che evita lo sguardo e il confronto.
Una madre altrettanto impotente, che lascia che il figlio si chiuda in camera, credendo che lì sia al sicuro.
Ma nessun figlio è al sicuro da solo davanti a uno schermo.
La sua cameretta, che per i genitori è un luogo protetto, diventa invece lo spazio in cui si consumano il cyberbullismo, l’esclusione sociale, l’adesione a ideologie estreme.
Così come accompagniamo i bambini ad attraversare la strada, dobbiamo accompagnarli anche nel mondo virtuale.
L’adulto non può essere spettatore passivo: deve essere guida, presenza vigile e consapevole, capace di aiutare i ragazzi a sviluppare pensiero critico e capacità di orientarsi.
Stereotipi e modelli educativi silenziosi
Un altro elemento che emerge in modo sottile e potente è il peso dei modelli educativi che trasmettiamo senza accorgercene.
La serie ci invita a riflettere su quanto gli stereotipi di genere e le aspettative familiari incidano sulle scelte dei ragazzi.
Cosa significa essere uomo? Cosa significa essere donna?
Queste risposte non nascono solo dai discorsi espliciti, ma si costruiscono nella vita quotidiana, nei gesti, nei silenzi.
E possono diventare gabbie, limiti che i ragazzi interiorizzano senza avere gli strumenti per metterli in discussione.
La scena del colloquio con la psicologa: il momento che disarma lo spettatore
Uno dei momenti più intensi e spiazzanti della serie è l’incontro tra Jamie e la psicologa.
Per tutta la serie, anche noi spettatori ci chiediamo se sia davvero colpevole o solo vittima di circostanze più grandi di lui.
Ma in quella stanza, in quel colloquio, emerge qualcosa di disturbante: la rabbia del ragazzo, la sua incapacità di provare empatia verso la vittima, la totale distanza emotiva rispetto a quanto accaduto. È un momento che lascia confusi, smarriti, con un senso di impotenza.
Non riusciamo a comprendere fino in fondo come sia possibile considerare alcune motivazioni così importanti da arrivare a commettere un gesto tanto estremo.
E questo sottolinea ancora una volta quanto il mondo degli adulti e quello degli adolescenti parlino spesso linguaggi diversi, incapaci di incontrarsi.
La forza della relazione e lo sviluppo empatico
Se c’è una parola chiave su cui vorrei porre l'accento, è empatia.
Lo sviluppo empatico è uno dei più potenti fattori di protezione.
E non nasce da solo: si costruisce a partire dalle relazioni, dalla presenza di adulti che sappiano ascoltare, comprendere, contenere e guidare.
Non basta “esserci”.
Serve esserci davvero: con attenzione, con la voglia di conoscere i propri figli e i loro mondi, con il coraggio di fare domande e di non accettare risposte evasive.
Serve creare dialogo, costruire relazioni positive e ruoli chiari, capaci di rassicurare e guidare.
Cosa possiamo fare, come adulti?
Guardando Adolescence, la domanda che mi sono posta — e che vi invito a porvi — è: cosa possiamo fare per non arrivare troppo tardi?
Aprire il dialogo molto prima dell’adolescenza, sin dai primi anni di vita.
Essere adulti emotivamente competenti, capaci di gestire le nostre emozioni e trasmettere modelli sani.
Accompagnare i figli a leggere il mondo reale e quello virtuale, insegnando loro a ragionare con spirito critico.
Non delegare la prevenzione alla scuola o ad altri, ma assumerci la responsabilità educativa, ciascuno per la propria parte.
Perché i segnali ci sono sempre.
Adolescence ce lo mostra con una chiarezza disarmante: i campanelli d’allarme esistono, ma spesso li notiamo solo dopo.
Il nostro compito è vederli prima.
E il nostro potere più grande sta nel costruire legami, nel fare della relazione e dell’ascolto i pilastri dell’educazione.
Solo così possiamo accompagnare i ragazzi verso scelte consapevoli, libere e sicure.
Adolescence Netflix: analisi pedagogica e consigli per adulti
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Dott.ssa Veronica Aureli
PhD, pedagogista ed educatrice professionale, specializzata nell’accompagnare genitori, insegnanti e ragazzi nel complesso viaggio della crescita. Sono responsabile del Centro Famiglia, dove offriamo consulenze educative, supporto alla genitorialità, formazione per insegnanti ed educatori e percorsi su misura per bambini e adolescenti.
Ogni giorno aiuto le famiglie a costruire relazioni più forti, a comprendere i bisogni evolutivi dei figli e a sviluppare strumenti concreti per affrontare le sfide educative di oggi, come l’uso consapevole della tecnologia, la gestione emotiva e il ruolo della scuola nel percorso di crescita.
Se vuoi approfondire questi temi, ricevere supporto personalizzato o organizzare un incontro formativo, puoi contattarmi qui:
Instagram: @pedagogistaveronica
L’educazione è un viaggio da fare insieme. Io sono qui per accompagnarti.
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